martedì 7 ottobre 2014

La Società del Freddo


Mi sono sempre chiesto come mai paesi come la Germania, l'Inghilterra, la Danimarca e praticamente tutti quelli sopra le Alpi, sono loci amoeni dove l'economia è florida, le istituzioni funzionano a dovere, le famiglie vivono in serenità e nessuno si sente discriminato o tagliato fuori. Insieme a questa domanda ne seguiva sempre un'altra: come mai in Italia la vita non è così semplice come negli altri paesi?
In fondo viviamo nella stessa Europa e condividiamo la stessa democrazia; allora perché c'è una così netta divisione tra noi e loro?
Quando mi vengono in testa questi strani quesiti, e inizio a pensare alle cause che hanno portato a tali problemi, non mi fermo allo studio del presente o delle guerre di età contemporanea da cui è derivato ciò che siamo oggi. Io ho questo continuo desiderio di andare a ricercare le cause nel profondo, quelle cause comuni che, in questo caso, accomunano tutti questi paesi, una "legge" che valga per tutti.
Mentre studiavo immerso tra un miscuglio indefinito di Leopardi, Seneca e qualche poesia di Baudelaire mi è partito un trip mentale e ho iniziato a divagare con la mente fino a che ho trovato la risposta a quel quesito che da un po' mi assillava.
Tale risposta da come è venuta fuori può sembrare una cavolata, ma se studiata a fondo è anche degna di merito, proprio per questo l'ho voluta condividere con voi.
Secondo l'intuizione che ho avuto (se così si può chiamare), tutto nasce da un passato parecchio remoto, quando ancora si scriveva con le rune (o magari non ancora) e i racconti si tramandavano per via orale. Gli uomini del Nord erano divisi in tribù e ovviamente in ognuna delle quali ogni uomo donna o bambino aveva il suo ruolo affinché l'intera comunità potesse sostenersi e prosperare. Nessun individuo poteva sottrarsi al proprio dovere, perché se qualcuno non accettava il suo ruolo avrebbe determinato grossi problemi per sé stesso e per la tribù intera. Inoltre alle nuove generazioni veniva insegnato a servire la comunità, vista come un unico, un tutto, un intero, perché da essa derivava protezione, cibo e un rifugio sicuro; era un onore servire la tribù e un disonore pensare prima al proprio conto piuttosto che agli altri. Ma la cosa più importante è che la tribù risultava la salvezza dell'individuo soprattutto in luoghi freddi e inospitali come la Scandinavia, la Danimarca e il Nord della Germana. Ovviamente sulla penisola iberica o in quella italica o sulle coste Nordafricane un singolo uomo, da solo avrebbe avuto molte più possibilità di sopravvivenza di un uomo in territori vicini a quelli dei ghiacci perenni. In questi territori quindi unire le proprie forze con quelle di altri uomini risultò determinante per la colonizzazione di territori così inospitali.
Proprio da questo punto appena espresso ho tratto il titolo di questo mio articolo. La Società del Freddo nasce proprio in quel periodo, tra quelle tribù. Il freddo ha reso uniti i popoli, il freddo ha costretto gli uomini a fidarsi gli uni degli altri, il freddo rappresenta quasi il suggello di quel "contratto sociale" di cui tanto i filosofi settecenteschi (come Rousseau) parlavano, o anche il Leviatano hobbesiano davanti al quale tutti si devono inchinare.
Il Freddo (metaforicamente parlando) è arrivato fino ai giorni nostri e vive tuttora nelle popolazioni più antiche e più "pure" (come direbbe Fichte) che hanno saputo mantenere i grandi valori antichi.
Non è un caso che la Germania si sia risollevata per ben due volte dopo due Guerre Mondiali, e ora è uno dei più potenti paesi trainanti, non è un caso che la Norvegia sia il primo paese della classifica ISU (Indice Sviluppo Umano), e , ahimè, non a caso, che paesi come l'Italia, la Spagna e il Portogallo mantengano livelli di civiltà mediocri.

Nessun commento:

Posta un commento